Ci piacerebbe correre nei verdi prati verso la baita del nonno dell'Alpe, salutare le caprette, specchiarci in un laghetto limpido mentre le nostre risate argentine echeggiano nella valle...
Ma siamo a Milano, anzi siamo nel centro di #Milano, precisamente ai giardini pubblici di Porta Venezia. I prati ci sono, affollati da gente di tutte le etnie, famiglie con bambini, compagnie di ragazzi che fanno festa, single con un libro e le cuffie che aggiornano lo status su facebook pubblicando l'ennesimo selfie al parco. Ci sono tanti passeggini spinti nei week end da variegate tipologie di genitori e durante la settimana da eserciti di tate filippine e peruviane che fanno capannello vicino alle altalene. C'è la più interessante massa di atleti improvvisati mai vista, a correre tutto il perimetro e a fare esercizi sulle panchine di pietra, prendendo fiato alle fontanelle. Sudati, stilosi, spesso poco credibili, a volte invidiabili. Il laghetto c'è ma l'odore di oggi mi ha ricordato la vaschetta delle mie tartarughe d'acqua di quando avevo 12 anni, quando la situazione era putrida e a rischio salmonella sentivo proprio quell'odore. Poi ci sono i mini pony, una vera chicca, dall'espressione quasi esausta (sia gli animali che i proprietari) ma sempre teneri. Poi c'è il #trenino, un'istituzione, i bambini affollano la partenza, i genitori sgomitano, il cartello dice 1 corsa (3 giri) ma in realtà poi scopri che i giri sono 5. I deliziosi vagoncini rossi e blu sono così rassicuranti che non puoi evitare di piazzare sopra il tuo bambino, il tragitto si snoda in mezzo agli alberi e nel praticello si intravedono dei nanetti di pietra ormai scrostati e di certo non 7, dei funghetti e poco lontano una Biancaneve in solitaria. Il campanello del treno suona... I genitori salutano, una foto, un video, insomma è tutto molto bello, è romantico, è solo poesia. Poi è il momento di scendere e a volte la poesia finisce perché non tutti sono d'accordo. E quindi altra corsa, altro regalo...
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